Le new addiction dei nativi digitali
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“Le new addiction dei nativi digitali”, un titolo che per le nostre ragazze e i nostri ragazzi che studiano l’inglese è chiaro: “Le nuove dipendenze dei nativi digitali”.
Di cosa si tratta? Del “solito” testo in cui si parla di droghe, di abuso di alcol…?
No, non si parla dell’uso di sostanze e degli effetti negativi di tale uso, non si parla di dipendenze correlate a sostanze e ad attività chimiche. Non è a questo tipo di dipendenze che deve correre il nostro pensiero leggendo il titolo di questo scritto.
Si parla di nuove dipendenze, new addiction, ovvero di quei comportamenti, ormai socialmente accettati, che, ripetuti ossessivamente, fino all’estremo, smettono di svolgere il loro ruolo sociale per dominare l’essere umano: in particolare si parla dell’abuso di internet e delle nuove tecnologie, settori in continua crescita ed evoluzione che influenzano notevolmente non solo la vita quotidiana, ma anche la psicologia ed il comportamento di coloro che ne fruiscono in modo incontrollato.
L’entità e la pervasività dell’uso delle tecnologie digitali di ragazze e ragazzi sono, oramai, da anni oggetto di attenzione da parte di soggetti istituzionali, impegnati, ciascuno nel suo ambito di azione, a prevenire, monitorare, correggere comportamenti e atteggiamenti che rischiano di degenerare in devianze patologiche, in vere e proprie dipendenze.
Il Garante per la protezione dei dati personali, nel 2021[1], parlava di fenomeno in non trascurabile ascesa tra gli adolescenti, in particolare nell’età compresa tra i tredici e diciannove anni. Esso, soprattutto durante il lock-down, ha peraltro conosciuto una manifestazione ulteriore, benché non interamente sovrapponibile, con il fenomeno degli hikikomori, espressione di un’iperconessione virtuale che determina sconnessione dai legami reali.
Parole che fanno da monito e che ci inducono a confrontarci con le cause dei comportamenti tendenzialmente devianti.
Al contempo, l’allarme lanciato della Polizia Postale e delle Comunicazioni[2] su fenomeni come adescamento in rete, pedofilia on line e morti da cyberbullismo, ci porta a riflettere sulle conseguenze fuori dal controllo di un uso non oculato della rete, considerato che molti comportamenti in rete non vengono percepiti dalle ragazze e dai ragazzi come reati, come fatti gravi, come danno per le vittime.
La legge 92/2019[3], istitutiva dell’insegnamento dell’educazione civica, ci indica -arricchendo l’offerta formativa con la previsione di percorsi finalizzati all’acquisizione di maggiore conoscenza e consapevolezza sui rischi per la salute e le minacce al benessere, delle nostre studentesse e dei nostri studenti, di cui gli strumenti e le tecnologie digitali sono portatori – la cifra dell’educazione alla cittadinanza digitale.
Al di là di questi input esterni, la scuola, come comunità educante di crescita, non può non interrogarsi sulla necessità e opportunità di intraprendere comportamenti e pratiche virtuosi mirati a sensibilizzare studentesse e studenti, docenti, famiglie su un fenomeno di così ampia portata.
È, pertanto, con orgoglio e soddisfazione che – lo scorso anno scolastico, in un contesto di semi-emergenza sanitaria che ci stimolava ad un ritorno alla normalità ed al contempo ci costringeva a tenere alte le cautele nello svolgimento delle attività didattiche – ho incoraggiato e agevolato la realizzazione del laboratorio sulle New addiction dei nativi digitali. Non è un caso che il laboratorio si è svolto on line, nella cosiddetta forma della didattica digitale integrata.
È con altrettanto entusiasmo che accolgo questo documento realizzato dalle studentesse e dagli studenti, con la guida e la supervisione dei docenti del corso, a testimonianza della consapevolezza e del livello di coscienza che accompagna la problematica in cui tutti siamo coinvolti.
Mi piace, infine, pensare e auspicare una divulgazione agile, in formato digitale, di questo lavoro, affinché possa essere maneggiato dalle studentesse e dagli studenti, in primis, con gli stessi device di cui troppo spesso rischiano di diventare prigionieri.
Questo a riprova del fatto che niente va demonizzato. Ciascuna esperienza può essere strumento di arricchimento o detrimento personale: sta a ciascuno di noi decidere come ruotare il timone e scegliere in quale direzione andare.
Nel ringraziare tutte e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa importante raccolta di testimonianze – ragazze e ragazzi, docenti referenti e supporto tecnico – auguro a tutte e tutti una piacevole e interessante lettura.
Forse ciascuno di noi si ritroverà in una delle esperienze raccontate: auspico che sappia anche accogliere i preziosi consigli che, direttamente o indirettamente, le nostre ragazze e i nostri ragazzi ci hanno donato.
Buona lettura! E ricordatevi di effettuare pause di disconnessione!
1 febbraio 2023
La Dirigente
Patrizia Giaveri